Invece di irradiare un segnale radio mobile in modo circolare come le antenne di generazione precedente, che diventa sempre più debole man mano che ci si allontana dall’antenna, i segnali 5G possono essere specificamente direzionati sotto forma di “lobi allungati” durante il beamforming. Con questo raggio, il segnale nell’area più lontana dall’antenna è altrettanto forte come quella della più vicina ad essa.
Tuttavia, le antenne non si muovono in quanto il raggio è formato da uno sfasamento del segnale e dalla propagazione del multipath. L’antenna stessa rimane statica.
L’allineamento del segnale delle nuove antenne attive è orizzontale e verticale in modo da aumentare la copertura, specialmente nelle aree urbane con case alte.
Il segnale 5G trasmesso tramite beamforming va quindi a targetizzare, tramite un raggio dal diametro anche di diversi metri, il dispositivo a cui trasmette. Il beamforming va oltretutto a seguire i dispositivi in movimento, soluzione che permette a chi cammina per strada con un telefonino di essere coperto dal raggio di frequenze 5G.
La rete 5G oltretutto non va a sostituire le antenne di connessione di generazione precedente LTE, ma si somma ad esse. Questo dettaglio fa campire quanto sia ingente la quantità di campi elettromagnetici di telefonia che vanno e andranno a colpire le persone.